9° seminario
Secolarizzazione e mercato
prof. Luciano Pellicani - Luiss Guido Carli - Roma
22 marzo 2013 - Università degli Studi "Magna Graecia" di Catanzaro
La Modernità, prima di essere stata una avventura filosofica, è stata una avventura commerciale.
Essa è iniziata con l’espansione del commercio internazionale e con la nascita della borghesia come classe autonoma, in quanto, grazie a questo doppio fenomeno, si è affermato nel seno dell’Europa cristiana, l’eretico principio dell’ “economia per l’economia”. In precedenza, e nell’ambito dell’aspirazione della Chiesa di regolare con le sue decretali qualsiasi comportamento dei fedeli per renderlo conforme all’ideale evangelico, l’economia non era concepita come un’attività autonoma, ma come una realtà da imprigionare in una gabbia di norme rigorose. In tale contesto, la vita dell’uomo doveva svolgersi lontana da peccaminosi desideri, soprattutto dal desiderio di possedere beni oltre l’indispensabile. Chi cedeva a tale aspirazione, si faceva assorbire dal “mondo” e peccava. L’ideale di vita doveva essere centrato sul contemptus mundi e, come tale, era radicalente incompatibile con quello di cui erano animati i mercatores. Per questi ultimi, che pure si professavano cristiani e riconoscevano l’autorità della Chiesa, l’economia era invece una attività pienamente autonoma, regolata da leggi - le impersonali leggi del mercato - che nulla avevano a che vedere con le leggi della morale e della religione. Gli stessi hanno sganciato l’economia dall’etica evangelica e introdotto, di conseguenza, il principio dell’autonomia del mondo del lavoro.
In tale contesto, il mercato è stato – sia nelle colonie della diaspora greca che nell’Europa medievale – il potente motore che ha messo in movimento la società e l’ha costretta ad aprirsi. Sgretolando, step by step, le forme di vita tradizionali – tutte imbevute di sacro – il mercato, grazie al suo irresistibile dinamismo, ha spinto gli uomini fuori del recinto mentale nel quale vivevano come prigionieri e ha creato le precondizioni dello nascita e dello sviluppo della cultura laica, che della Città secolare è il nucleo essenziale. Di qui la straordinaria creatività della Città secolare, la quale, proprio perché si è liberata dalla tirannia spirituale dell’eterno ieri, è diventata un immenso laboratorio in cui si compiono esperimenti di ogni genere (artistici, scientifici, tecnologici, economici, politici, ecc.). E altresì il fatto che il futuro della Modernità non è prevedibile: la Modernità è una civiltà inflattiva, che cresce smisuratamente su se stessa e che assume, di crisi in crisi, forme inedite.
In breve: è un’avventura il cui esito finale non è dato divinare e che, proprio a motivo del suo irrefrenabile dinamismo, potrebbe anche sfociare in una catastrofe cosmico-storica.
Il prof. Luciano Pellicani si è laureato in Scienze Politiche presso l’Università di Roma nel 1964. Nel 1971 ha conseguito la libera docenza in Sociologia politica. Nel 1981 ha vinto la cattedra della stessa materia. Dopo la laurea si è recato in Spagna, dove ha studiato l'opera e il pensiero di José Ortega y Gasset, per poi proseguire gli studi sociologici in Francia. Ha insegnato presso le università di Urbino e di Napoli e dal 1984 Sociologia politica presso la Luiss Guido Carli di Roma. Già direttore della Scuola Superiore di Giornalismo della stessa Università, presidente del Centro Gino Germani e direttore di “MondoOperaio” e “Modernizzazione e Sviluppo”, è fra i sociologi italiani più conosciuti all’estero grazie alla pubblicazione dei suoi saggi nelle principali lingue europee. È autore di numerosi studi, fra i quali Dalla società chiusa alla società aperta (2002), Jihad (2003), Lenin e Hitler: i due volti del totalitarismo (2009), Anatomia dell’anticapitalismo (2010), Dalla Città sacra alla Città secolare (2011), La società dei giusti. Parabola storica dello gnosticismo rivoluzionario (2012), Il potere, la libertà e l’eguaglianza (2012) e La genesi del capitalismo e le origini della Modernità (2013). Il 21 agosto 2012, a Pizzo, ha ricevuto il Premio Internazionale Liber@mente.