4° seminario
Il liberalismo di Ludwig von Mises e quello di Bruno Leoni
prof. Antonio Masala - IMT Alti Studi di Lucca
15 febbraio 2013 - Università degli Studi "Magna Graecia" di Catanzaro
Bruno Leoni (1913-1967), dopo essere stato a lungo dimenticato, è oggi considerato un importante e originale pensatore della tradizione liberale. Il liberalismo in realtà, come del resto tutte le più rilevanti famiglie politiche, è una tradizione di pensiero tanto articolata da poter talvolta apparire quasi contraddittoria, e per questo è opportuno collocare il pensiero di Leoni nel più definito ambito del liberalismo classico, che ha nella Scuola Austriaca la sua più importante espressione contemporanea.
I liberali classici sono coloro che si richiamano alla più antica vocazione del liberalismo, quella della limitazione del potere politico. Per questa tradizione di pensiero lo Stato è nulla più che un “male necessario”, ossia uno strumento indispensabile per risolvere i conflitti che emergono tra gli uomini, il cui compito si deve esaurire nella difesa dei più essenziali, se non unici, diritti dell’uomo: vita, libertà, proprietà. Il liberalismo classico del Novecento ha in Ludwig von Mises uno dei suoi principali esponenti, e la riflessione di Leoni si pone in stretta continuità con il lavoro del pensatore austriaco.
Leoni fa proprio il programma di ricerca della Scuola Austriaca, volto anche, ed è soprattutto il caso di Mises, alla ricerca di un modello generale per interpretare l’agire dell’uomo in società e dunque capace di consentire allo scienziato sociale di esprimere giudizi prescrittivi su quali scelte la politica possa compiere e quali debba invece evitare. Da tale posizione metodologica, come in ogni esponente della Scuola Austriaca, scaturisce l’adesione alla teoria liberale, che appare l’unica conforme ai risultati della ricerca scientifica, e il ripudio di ogni forma di socialismo, che si configura invece come una dottrina profondamente incompatibile con quella che è la natura umana. La fiducia di poter dimostrare scientificamente l’impossibilità del socialismo e i vantaggi di un sistema che, al contrario, valorizzi la libertà individuale, nelle riflessioni di Leoni non verrà mai meno, e un tale obiettivo egli lo perseguirà appunto, come anche Mises, sempre come “un’analisi scientifica” e non come “una polemica politica”. A risentire dell’influenza di Mises è anche il contributo più importane che Leoni ci ha lasciato, la sua teoria del diritto come pretesa individuale e della politica come scambio di poteri. Nel suo tentativo di dare una spiegazione dell’origine del diritto e della convivenza civile Leoni sembra a tratti trasporre, con grande originalità, nel campo giuridico e politico le riflessioni di Mises sulla teoria economica, regalandoci una delle più delle più originali applicazioni dell’individualismo metodologico al diritto e alla politica.
Il prof. Antonio Masala insegna Political Thought e Political Science presso l’IMT Alti Studi di Lucca, dove è anche ricercatore di Filosofia politica. Si occupa da tempo della tradizione liberale contemporanea, e ha dedicato particolare attenzione alla figura di Bruno Leoni, per il quale ha scritto la prima biografia intellettuale (Il liberalismo di Bruno Leoni, Rubbettino 2003) e curato la pubblicazione di numerose opere. Tra le sue pubblicazioni più recenti si segnalano il volume Crisi e rinascita del liberalismo classico, ETS 2012 e alcuni saggi sulla trasformazione della filosofia politica nel secondo dopoguerra e su Margaret Thatcher e il cambiamento della cultura politica in Gran Bretagna.