3° seminario
Liberalismo, interventismo e Stato onnipotente
prof. Carlo Lottieri - Università degli Studi di Siena
8 febbraio 2013 - Università degli Studi "Magna Graecia" di Catanzaro
La teoria liberale è stata differentemente interpretata. Nel corso degli ultimi quattro secoli, vi sono autori che hanno enfatizzato taluni o altri aspetti di tale dottrina politica e la varietà delle posizioni è tale che a volte non è facile comprendere quale sia il vero cuore di siffatta prospettiva teorica.
Nella lettura del liberalismo offertaci da Ludwig von Mises è chiaro che esso è inteso essenzialmente a partire dall’esigenza di proteggere l’individuo e le sue articolazioni sociali da ogni pretesa avanzata da quanti dispongono della forza. Per lo studioso austriaco, la protezione della proprietà privata è cruciale per il buon funzionamento dell’economia, ma questa riflessione si colloca entro un quadro ben più ampio. L’individualismo proprietario misesiano non ha solo fondamenti economici e non risponde solo all’esigenza di garantire i giusti incentivi e permettere il formarsi di prezzi di mercato: esso è anche espressione di una ben precisa filosofia delle relazioni sociali. Al contrario, per l’autore di Human Action il dirigismo economico di quanti vogliono utilizzare lo Stato per controllare la vita economica non è veramente comprensibile se non si riflette sul potere moderno e sul modo in cui esso si è affermato. Non c’è solo una cattiva economia in quanti sono fautori di una moneta inflazionata e di uno Stato che tassa in maniera spropositata e interviene a sostegno di imprese fallimentari. Quella cattiva economia politica è la conseguenza di ben precisa visione dell’uomo e della società.
Secondo lo studioso austriaco, una delle peggiori catastrofi dell’età moderna è da riconoscere nel successo del nazionalismo. Cresciuto all’interno ben vecchio Impero asburgico, e quindi entro una realtà che sapeva far convincere un gran numero di piccole e grande nazionalità, Mises avverte con nettezza come il potere statale si sia dilatato in maniera impressionante proprio nel momento in cui le istituzioni governative hanno preteso di fondere dentro di loro una comunità, un territorio, un’intera storia. È a quel punto che l’individuo e i suoi diritti sono stati totalmente marginalizzati, diventando vittime di una nuova mitologia di carattere sacrale che ha celebrato il Potere e ha scatenato conflitti terribili, culminati nelle due guerre mondiali del secolo scorso. La volontà del ceto politico di amministrare le imprese e chiudere le frontiere (adottando una logica protezionistica) non è allora separabile da una filosofia statocentrica che genererà – di volta in volta – il socialismo, il fascismo e il nazismo. Per Mises esiste un’alternativa a tutto questo e consiste nel prendere sul serio la libertà umana: puntando a favorire ogni forma sociale che si basi sulla cooperazione, sul contratto, sullo scambio. Anche per tale motivo egli era un difensore del diritto di resistenza e, in particolare, del dieitto di secessione: ritenendo legittimo che una provincia potesse staccarsi da uno Stato esistente. Quella provincia, a suo giudizio, coincideva con quanti vivevano lì: e quindi bisognava chiedere a loro e solo a loro dove preferivano stare.
Mises ha insomma insegnato che se si prende la strada dell’interventismo economico e sociale ci si ritrova presto entro regimi oppressivi, che antepongono lo Stato alla persona umana. Al contrario, la libertà è per sua natura demistificante. Essa è destinata a contestare ogni “religione civile”, consegnando il presente e il futuro nelle mani dei singoli.
Il prof. Carlo Lottieri ha studiato a Genova, Ginevra e Parigi, dove ha conseguito un dottorato di ricerca sotto la guida di Raymond Boudon. Attualmente insegna Dottrina dello Stato alla facoltà di Giurisprudenza dell’università di Siena ed è direttore del dipartimento Teoria politica dell’Istituto Bruno Leoni. Studioso del pensiero liberale classico e libertario, ha pubblicato – tra l’altro: Credere nello Stato? Teologia politica e dissimulazione da Filippo il Bello a Wikileaks (2011), Come il federalismo fiscale può salvare il Mezzogiorno (con Piercamillo Falasca, 2008), Le ragioni del diritto. Libertà individuale e ordine giuridico nel pensiero di Bruno Leoni (2006), Il pensiero libertario contemporaneo (2001) e Denaro e comunità (2000). Il 28 agosto 2009, a Soverato, ha ricevuto il Premio Internazionale Liber@mente.