8° seminario
La teoria politica di Ayn Rand
prof. Alberto Scerbo - Università degli Studi "Magna Graecia" di Catanzaro
15 marzo 2013 - Università degli Studi "Magna Graecia" di Catanzaro
Il nome di Ayn Rand (San Pietroburgo, 2 febbraio 1905 - New York, 6 marzo 1982) intellettuale americana di origini russe (il suo vero nome era Alissa Zinovievna Rosenbaum) è legato soprattutto alla produzione di romanzi. In essi sono annoverati veri e propri best seller, come “La fonte meravigliosa” (pubblicato nel 1943), dal quale nel 1948 King Vidor ha tratto un film interpretato da Gary Cooper, e “La rivolta di Atlante” (del 1957), considerato il maggiore successo della scrittrice. Ai suoi romanzi, che comprendono anche “Noi vivi” del 1936 e “Antifona” del 1938, oltre che ad alcuni saggi, la Rand ha affidato la sua filosofia, a favore del libero mercato, della ragione e dell’individualismo, che la stessa ha denominato: “Oggettivismo”. È una filosofia integrata, un sistema filosofico completo che abbraccia vari ambiti e presenta argomentazioni quanto mai determinate a sostegno dei diritti individuali e dell’economia libera.
Sebbene non definisse se stessa libertarian (preferiva la denominazione “radicale per il capitalismo”), la Rand deve essere considerata una pietra angolare nella edificazione del libertarismo contemporaneo, integralmente individualistico. La sua ambizione è stata quella di dare una formulazione aggiornata alla filosofia liberale classica, secondo la quale gli essere umani, in quanto esseri umani, sono depositari di “diritti naturali”, fra cui il diritto alla proprietà, che non possono mai essere violati dallo Stato. Cardine del liberalismo libertario randiamo è infatti l’assioma di non aggressione.
Secondo la Rand, l’unico sistema politico nel quale «gli uomini si rapportano gli uni agli altri non come vittime e carnefici, non come padroni e schiavi, è il capitalismo del lassez-faire, vale a dire una società nella quale gli individui intrattengono l’uno con l’altro rapporti di scambio, volontariamente contratti». In tale contesto, lo Stato (o governo) è chiamato ad assolvere solo gli “insostituibili” compiti dell’ordine interno, impedendo l’uso della forza e della violenza da parte di chi non voglia rispettare i diritti altrui, della difesa esterna, della risoluzione delle controversie per il rispetto dei diritti individuali lesi, attraverso tribunali neutrali e celeri.
Esclusa la tutela dei diritti individuali, lo Stato non deve occuparsi di altro. Né può ricorrere alla tassazione per garantire i servizi che gli vengono riconosciuti. La Rand, infatti, nega al governo di tassare i cittadini, in quanto la tassazione si configura come tipica violazione dei diritti dell’individuo, e suggerisce forme di contributo volontario alle spese governative. La Rand, conosciuta in Italia per i romanzi e, poi, in tempi più recenti, per la sua produzione politica, ha avuto una notevole influenza nel panorama politico e culturale americano. Le sue idee politiche hanno anche influenzato particolarmente i sostenitori del Partito Repubblicano e, soprattutto, il suo presidente Barry Goldwater, che si ispirò alle idee della medesima Rand nella sua campagna elettorale (fortemente antistatalista) del 1964, la stessa campagna in cui si è formato il giovane Ronald Reagan.
Il prof. Alberto Scerbo è ordinario di Filosofia del diritto nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, dove insegna anche Teoria e tecnica della normazione e dell’interpretazione. Ha pubblicato, oltre a numerosi saggi, Felice Battaglia. La centralità del valore giuridico (ESI 1990), Tecnica e politica del diritto nella teoria del processo (Rubbettino 2000), Giustizia Sovranità Virtù (Rubbettino 2004) e Istituzionalismo giuridico e pluralismo sociale (Rubbettino 2008). Ha curato insieme a Massimo La Torre Una introduzione alla filosofia del diritto (Rubbettino 2003) e insieme a Massimo La Torre e Marina Lalatta Costerbosa Questioni di vita o morte (Giappichelli 2007). Per Rubbettino è co-curatore, con Massimo La Torre, della collana “Res Publica”, per la quale ha curato La dichiarazione dei diritti sociali di Georges Gurvitch (2004). È coautore del volume Prospettive di filosofia del diritto del nostro tempo (Giappichelli 2010).