5° seminario
L'anarco-capitalismo di Murray N. Rothbard
prof. Alberto Scerbo - Università degli Studi "Magna Graecia" di Catanzaro
27 febbraio 2014 - Università degli Studi "Magna Graecia" di Catanzaro
Come ha scritto C.M. Sciabarra, «il libertarismo è un’ideologia politica del ventesimo secolo la quale porta avanti l’eredità liberale classica del diciottesimo e del diciannovesimo secolo. I suoi aderenti invocano il capitalismo di libero mercato e il dominio della legge, si oppongono allo statalismo e al collettivismo». Il libertarismo ha come nucleo centrale la critica radicale nei confronti dello Stato e dello statalismo, in nome della libertà dell’individuo e del fondamentale diritto di proprietà privata. Partendo dai principi del liberalismo classico di uno Stato limitato nei poteri e nelle funzioni, i libertari si dividono tra coloro che considerano lo Stato un “male necessario”, ma che ne ridefiniscono le funzioni fino a configurare uno “Stato minimo”, e coloro che considerano lo Stato semplicemente un “male”. Tale ultima variante è anche definita anarco-capitalismo, della quale Murray Newton Rothbard (New York, 2 marzo 1926 - New York, 7 gennaio 1995) è sicuramente il maggiore esponente.
Definito da Alain Laurent come il «discepolo eretico di Ayn Rand», per sottolineare in tal modo i rapporti intercorsi tra i due per un breve periodo, sino al 1958 allorché il disaccordo si è fatto profondo, tanto da determinare la rottura tra di loro, Rothbard è stato uno studioso di vastissimo sapere, le cui opere di contenuto economico s’inseriscono in una ben più estesa produzione culturale. Egli non è quindi stato solamente un economista, ma un intellettuale a tutto campo. La sua ricerca è stata sistematicamente orientata verso l’allargamento della libertà individuale. Questo è sempre stato il suo obiettivo, portato fino alla messa in discussione di ogni presenza della mano pubblica. Ciò significa che Rothbard si è collocato nel grande solco della tradizione libertaria americana; una tradizione che tenta il superamento del liberalismo classico e che, nelle sue manifestazioni estreme, punta esattamente alla totale abolizione delle funzioni statali.
Come già evidenziato, all’interno del libertarismo, Rothbard è stato il maggiore esponente della corrente anarco-capitalista del libertarismo. E ha incessantemente sostenuto la necessità di provvedere a ogni fornitura di beni e servizi tramite il mercato, abolendo pertanto la presenza dello Stato e della sua coercizione. La teoria economica utilizzata è largamente mutuata da Ludwig von Mises e dalla Scuola austriaca, al punto che lo stesso Rothbard si è (e viene) considerato un esponente di quella scuola. Il suo anarco-capitalismo poggia le sue basi sul principio di non aggressione, su un radicale individualismo, su un libero mercato totalmente svincolato da interventi statali e soprattutto sul giusnaturalismo, in particolar modo di stampo lockiano e tomista. Le basi morali della sua teoria si rinvengono in “Per una nuova libertà” (1982) e in “L’etica della libertà”, considerato da molti la summa del pensiero rothbardiano, ove sostiene il diritto a trattenere il 100% dei propri sforzi e della proprietà, come unico principio compatibile con l'etica universale e il codice libertario. Proprio da questa teoria della proprietà, ossia proprietà assoluta del proprio corpo e dei frutti del proprio lavoro intesa come diritto intoccabile, nacque il cosiddetto assioma di non aggressione. Rothbard arrivò a definire le tasse come un furto legalizzato, la coercizione come la schiavitù moderna e le guerre di Stati come terrorismo, inoltre si oppose a qualsiasi obbligo di cura. Riguardo la pura teoria economica l’opera più importante è sicuramente “Power and market” (1970).
Il prof. Alberto Scerbo è professore ordinario di Filosofia del diritto nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, dove insegna anche Teoria e tecnica della normazione e dell’interpretazione. Ha pubblicato, oltre a numerosi saggi, Felice Battaglia. La centralità del valore giuridico (ESI 1990), Tecnica e politica del diritto nella teoria del processo (Rubbettino 2000), Giustizia Sovranità Virtù (Rubbettino 2004) e Istituzionalismo giuridico e pluralismo sociale (Rubbettino 2008). Ha curato insieme a Massimo La Torre Una introduzione alla filosofia del diritto (Rubbettino 2003) e insieme a Massimo La Torre e Marina Lalatta Costerbosa Questioni di vita o morte (Giappichelli 2007). Per Rubbettino è co-curatore, con Massimo La Torre, della collana “Res Publica”, per la quale ha curato La dichiarazione dei diritti sociali di Georges Gurvitch (2004). È coautore del volume Prospettive di filosofia del diritto del nostro tempo (Giappichelli 2010).