3° seminario
Il liberalismo, quello vero e quello falso
prof. Carlo Lottieri - Università degli Studi di Siena
13 febbraio 2014 - Università degli Studi "Magna Graecia" di Catanzaro
Nel corso della modernità la riflessione politica è stata egemonizzata più dagli avversari della libertà individuale che non dai suoi difensori. Dal diciassettesimo secolo in poi, la grande speculazione teorica è stata dominata da Marx più che da Locke, da Keynes più che da Hayek. Eppure non si può ignorare l'azione di resistenza che la linea di pensiero autenticamente liberale ha saputo interpretare. A tale proposito va aggiunto come sia in atto un aspro conflitto intorno al termine-concetto "liberalismo", poiché varie tradizioni di pensiero vorrebbero presentarsi come le più autentiche interpreti della teoria che pone al centro la libertà individuale: e nel contesto anglosassone tali tensioni hanno causato un vero proprio slittamento semantico. Nel Regno Unito come negli Stati Uniti hanno iniziato a dichiararsi liberal i politici e i pensatori più impegnati ad accrescere il potere dello Stato e la presenza del governo nella vita sociale ed economica. Di conseguenza quanti sono rimasti fedeli al liberalismo di mercato tendono oggi a definirsi conservative (conservatori dell'individualismo di un tempo), oppure classical liberal (liberali secondo l'accezione tradizionale) o anche libertarian.
Ma questa non è l'unica controversia.
La principale storia del pensiero liberale elaborata nel mondo di lingua italiana, quella di Guido De Ruggiero, fu profondamente segnata dalla lezione di Benedetto Croce e nei fatti sposò una prospettiva hegeliana. Per di più, a lungo si è operata un'indebita sovrapposizione tra libertà e mito nazionale, tra una teoria volta a proteggere l'autonomia della persona e una visione organicistica della comunità politica. La storiografia parla di "Stato liberale" proprio a indicare le istituzioni uscite dal Risorgimento: e per decenni questo ha creato non poche opposizioni e incomprensioni tra liberali e cattolici, specie se si considera il ruolo svolto dalla massoneria nell'unificazione della Penisola operata da Casa Savoia e se si pone mente all'anticlericalismo delle classi dirigenti di secondo Ottocento.
Esiste però una maniera di riferirsi al liberalismo che muove da una differente idea della libertà, impegnata a proteggere l'autonomia della persona, i diritti di proprietà, la libertà contrattuale. Entro questa prospettiva vanno riconosciuti come liberali quanti valorizzano la dignità del singolo contro le pretese della collettività, la società civile contro lo Stato, il diritto contro l'arbitrio della classe politica, e di conseguenza appaiono anti-liberali quanti hanno favorito l'espansione del potere. Per chi si riconosce in una linea di pensiero è liberale tutto ciò che si oppone a quel processo di crescita del potere pubblico che ha segnato l'età moderna: un'epoca statolatrica che ha trovato il proprio culmine nei totalitarismi e nel welfare State. Anche se oggi tutti sembrano dirsi liberali, bisogna allora prendere atto che gli ultimi due secoli hanno visto il trionfo di una visione politica basata sul comando assai più che su cooperazione spontanea, contratto e scambi. Un complicato intreccio di interessi (burocrazia, politici, imprese, gruppi di pressione) e di ideologie dirigiste ha portato a edificare apparati di dominio che mai si erano visti in passato e a cui i liberali devono sapere opporsi.
Il prof. Carlo Lottieri ha studiato a Genova, Ginevra e Parigi, dove ha conseguito un dottorato di ricerca sotto la guida di Raymond Boudon. Attualmente insegna Dottrina dello Stato alla facoltà di Giurisprudenza dell’università di Siena ed è direttore del dipartimento Teoria politica dell’Istituto Bruno Leoni. Studioso del pensiero liberale classico e libertario, ha pubblicato – tra l’altro: Liberali e non. Percorsi di storia del pensiero politico (2023), Credere nello Stato? Teologia politica e dissimulazione da Filippo il Bello a Wikileaks (2011), Come il federalismo fiscale può salvare il Mezzogiorno (con Piercamillo Falasca, 2008), Le ragioni del diritto. Libertà individuale e ordine giuridico nel pensiero di Bruno Leoni (2006), Il pensiero libertario contemporaneo (2001) e Denaro e comunità (2000). Il 28 agosto 2009, a Soverato, ha ricevuto il Premio Internazionale Liber@mente.