5° seminario
La moda, tra controllo del potere e libertà di espressione
prof. Angela Fidone - Accademia di Belle Arti di Catanzaro
26 febbraio 2016 - UMG Catanzaro, facoltà di Giurisprudenza
La moda, intesa come uno dei caratteri più emblematici della contemporaneità, cerca di definire il proprio senso analizzando la definizione di capriccio e il concetto di fenomeno dalle radici antichissime, di idealizzazione dell’effimero e di linguaggio capace di racchiudere significati profondi. Sembrerebbe un fenomeno prepotente del nostro tempo, ma è da millenni che esso condiziona la vita dell’uomo, le sue relazioni sociali, la percezione di sé stesso.
Oggi viviamo in un mondo in cui tutto sembra già visto e siamo continuamente bombardati da informazioni, immagini, prodotti uguali in tutto il mondo. Ma alla base c’è sempre un’esigenza naturale, antica quanto l’uomo, cioè quella di differenziarsi, darsi una forma e un obiettivo . La moda non è altro, quindi, che uno dei diversi meccanismi con cui questo fondamentale fenomeno sociale si verifica. Essa ha permesso agli individui, in ogni tempo, di costruire tante parvenze e tante verità; crea vincoli, sistemi, apparati, diversità e uguaglianze, inducendo a fare scelte anche se all’interno di un meccanismo predefinito. Ma la moda è anche aspettative e previsioni di gusto, come orientamento preventivo di ciò che deve ancora accadere, come previsione di un desiderio inconscio che possa poi riscuotere consensi. Il meccanismo della moda traduce il senso del vivere in logiche forme abbigliamentarie, traendo energia vitale dalla vita stessa. Pertanto, guarda e riprende tutto, dal passato al presente, dagli eventi, dalla storia e dai movimenti di idee. In modo pedante, filtra e traduce, sintetizza e analizza, con un fare veloce al di sopra del tempo e di ogni sentimento.
La moda, della variabilità a tutti i costi, va in perfetta coerenza con i caratteri della società post-moderna. In essa si afferma la definizione di un corpo senza identità fissa, che si relaziona con l’esterno in un flusso ininterrotto di scambio. È ormai tramontata la tirannia del look, visione tipicamente degli anni ottanta, dove il corpo poteva essere modificato superficialmente, assumendo di volta in volta un’identità adatta al contesto sociale. L’immagine o l’apparenza acquistava pertanto, l’appellativo di look e richiamava ad un’idea di superficialità, ma anche di maschera sociale, travestimento. Il look, legato non alla qualità estetica ma al riconoscimento, permette all’individuo di costruire la personificazione di sé stesso, dando l’opportunità di essere libero di presentarsi agli occhi del mondo, effimero e intercambiabile. Ma il look diventa strategia per ingannare, per non far scoprire la vera identità, nascosta dalle molteplici fogge dell’apparenza. Oggi la moda non può più contare su qualcosa di predefinito, vi è in atto una sorta di ribellione del corpo, che rifiuta di essere chiuso all’interno di un involucro rigido e quasi rivendica la libertà di modificarsi a suo piacimento. La moda si impone, questa è la sua regola, ma oggi la nuova frontiera è poter scegliere senza punti di riferimento, liberi dalla moda. Non c’è più un vertice unico da imitare, come nei secoli passati.
Oggi le mode si sviluppano da molti punti diversi del corpo sociale. Si segue il processo dinamico della moda, con i suoi cicli di variazione e ciò offre a chi la segue la sicurezza di essere nel presente. Ogni cosa va bene purchè sia una novità, e il nuovo è senz’altro migliore del vecchio. Spesso il nuovo nasce dalla rivisitazione del passato e così il già visto assume nuovo valore nella riproposizione. Il sistema produttivo capitalistico programma il ciclo di ogni bene, in modo che, ad un certo punto, possa sembrare già vecchio e pronto per essere sostituito. Questo moto di variazione continua, rende il tempo della moda velocissimo, talmente effimero da sembrare del tutto autonomo dalle dimensioni profonde della vita sociale. La ricerca di cambiamento dovrebbe essere diretta verso la ricerca della bellezza della funzionalità, ma nel momento in cui le nuove fogge si impongono, ci si sente d’accordo nell’affermare il nuovo senso di bellezza ed eleganza. Il ciclo della moda, con le sue imposizioni, il conformismo,l’imitazione e la competizione fa si, che tali segni, finiscano per dare libertà alla produzione di un’identità personale comunque adeguata al cambiamento della società. La moda, attribuzione di senso, ma anche regola di cambiamento, modificazione obbligatoria del gusto, ha fatto dell’eleganza una norma storica consolidata nel tempo, permettendo comunque, soprattutto oggi, di potersi muovere liberamente tra tante alternative di scelta. Pertanto lo stilista in realtà non “inventa” nulla, egli “rielabora” quello che la sua mente possiede, il bagaglio sociale e quello personale, dando alle sue idee una forma concreta. Ogni evoluzione delle forme è influenzata da fattori sociali, psicologici ed economici individuati a priori, e ciò finirà per dominare con tendenze ogni stagione a venire.

La prof. Angela Fidone nativa di Noto (SR), insegna Costume per lo Spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro. Costumista e scenografa, indirizza da anni la propria ricerca nell’ambito delle arti visive e poetiche. Ha esposto con opere pittoriche, fotografiche e di costume. Coordinatrice del Tea Party Calabria, membro del direttivo di Confedilizia Catanzaro e del consiglio di amministrazione della Fondazione Vincenzo Scoppa, è altresì componente della redazione e cura il progetto grafico e le illustrazioni della rivista “Liber@mente”, edita dalla medesima fondazione. Ha anche curato le illustrazioni del libro di Ubiratan Jorge Iorio “Dos Protoaustríacos a Menger: Uma breve história das origens da Escola Austríaca de Economia” (Instituto Ludwig von Mises Brasil, 2015). Ha curato il volume: “L’Abito e la Scena urbana, valenza e segni della apparenze” (ABA Catanzaro, 2006) ed è autrice di altre pubblicazioni, tra le quali l’opera di prossima pubblicazione: “La storia del liberalismo a fumetti”, in collaborazione con Sandro Scoppa.