Scuola di Liberalismo

Presentazione della Scuola

2° seminario
Alessandro Manzoni e il liberalismo dei Promessi Sposi
prof. Gianfranco Fabj - Università Carlo Cattaneo - Castellanza
26 ottobre 2018 - UMG Catanzaro
C’è un modo di scrivere un romanzo storico che può diventare una lezione di economia. è quanto avviene con “I Promessi Sposi” dove Alessandro Manzoni unisce alla grande capacità di narrazione, una profonda conoscenza storica, una accurata scioltezza di linguaggio, una mirabile vivacità nel tratteggiare le diverse situazioni. Ma c’è anche, anche se spesso viene trascurato nelle aule scolastiche dove il grande romanzo è un passaggio obbligato, una profonda lezione di economia. Manzoni esprime infatti tutta la sua fiducia nel liberalismo e la sua forte critica verso chi pretende di vincolare la libertà degli scambi; mette sotto accusa una società di potenti e di notabili; esprime la sua condanna verso lo statalismo e insieme verso l’irrazionalità pericolosa del populismo.
E gli argomenti nell’Italia del Seicento non mancavano: basti leggere nel primo capitolo la descrizione dei bravi e della figura di don Abbondio e il suo essere parroco: “Era, in que’ tempi, portata al massimo punto la tendenza degl’individui a tenersi collegati in classi, a formarne delle nuove, e a procurare ognuno la maggior potenza di quella a cui apparteneva...” Con sottile ironia il Manzoni parla di “quei tempi” per far intendere che questa analisi era valida anche negli anni in cui scriveva il suo grande romanzo, quindi due secoli dopo. Ma è indubbiamente valida anche ora dato che non mancano in questo terzo millennio le lobby e le corporazioni, spesso a difesa, come l’Ordine dei giornalisti, di professioni ormai travolte dalla nuova era della connessione. E alcuni capitoli dopo, quando Renzo si trova immischiato nei tumulti popolari per il pane, arriva esplicita la critica verso gli interventi dell’autorità, interventi che hanno l’effetto di peggiorare a lungo termine gli stessi interessi dei consumatori.
Manzoni ha quindi una visione liberale dell'economia e del commercio, una visione che nasce dalla sua conoscenza delle opere di Adam Smith che hanno sicuramente costituito una delle basi della sua formazione. Anche perché il suo liberalismo è un liberalismo non ideologico, ma etico, fondato sull’esigenza di una società ordinata e rispettosa dei diritti individuali. Da questo deriva il drastico giudizio negativo sugli interventi dall’alto per regolare gli scambi. Deriva altresì quell’esigenza di tener conto della responsabilità verso gli altri, come si trova nella “Teoria dei sentimenti morali” dello stesso Smith.
Accanto a questa logica di fondo non si può dimenticare la vicinanza dello scrittore con lo spirito imprenditoriale agricolo e con la sua preferenza per un mondo rurale, semplice e basato su solidi valori di solidarietà, rispetto alla realtà delle città dove è maggiormente presente il potere politico (e in qualche modo necessario, ma spesso esercitato in maniera esagerata). Quello di Manzoni è quindi un esempio di cattolicesimo liberale. E non a caso uno dei grandi ammiratori dell’economica dei Promessi sposi è stato Luigi Einaudi che spesso citava quest’opera nei suoi scritti.
Il prof. Gianfranco Fabi nato nel 1948 a Cittadella (Padova), si è laureato nel '72 in Scienze Politiche ed Economiche all'Università degli studi di Milano. Dal tale anno al 1979 ha collaborato come giornalista al “Giornale del Popolo” di Lugano. Nel 1979 è entrato al Sole 24 Ore come redattore al settore finanza e poi ha ricoperto vari incarichi tra cui la responsabilità dei settori “Commenti” ed “Economia italiana”. Vicedirettore del settimanale “Mondo Economico” dal 1987 al 1990. Dal 1991 vicedirettore del “Sole-24 Ore” e dal 2001 al luglio 2009 vicedirettore vicario. Da ottobre 2008 a luglio 2010 direttore di Radio 24. Ora giornalista indipendente. Ha insegnato economia al master di comunicazione dell’Università cattolica è ora è docente a contratto di “Tecniche e scenari della comunicazione economica”. è collaboratore regolare alla Radio della Svizzera Italiana. è presidente di Argis (Associazione di ricerca sulla governance dell’impresa sociale). Il 27 agosto 2010 ha ricevuto a Soverato il Premio Internazionale Liber@mente.