6° seminario
Il neofederalismo di Gianfranco Miglio
prof. Alessandro Vitale - Università degli Studi di Milano
2 marzo 2012 - Università Magna Graecia di Catanzaro
La concezione neofederale di Gianfranco Miglio (1918-2001) rappresenta il contributo più originale alla teoria federale in Italia da più di un secolo.
Elaborata sulla base di lunghi e complessi studi giuridici e scientifico-politici, essa si è evoluta parallelamente alla realistica constatazione della conclusione di un’intera fase, l’ultima, di sviluppo dello Stato moderno. Iniziata con la Rivoluzione francese, questa vicenda finale si arena con il crollo dei sistemi socialisti, secondo Miglio gli interpreti più integrali del modello dello Stato. Tale fase conclusiva, che coincide con un’epoca sempre più orientata alla ricerca di soluzioni e di assetti federali, implica il riaffiorare di un universo “totalmente altro”, di un “altrove assoluto”, opposto rispetto a quello semplificato degli Stati che hanno dominato la storia mondiale per alcuni secoli, con le loro mitologie teologiche secolarizzate, l’ossessione dell’unità politica e dell’omogeneità forzata, la loro pretesa di eternità e la richiesta del sacrificio dei cittadini usque ad effusionem sanguinis, affiancata e poi sostituita da una sempre più bestiale tassazione.
Con la fine dell’epoca dello Stato, sempre più eroso dall’impossibilità di soddisfare i bisogni e di controllare un crescente riemergere della dimensione del contratto-scambio, si ha anche la progressiva obsolescenza dei principali concetti portanti dello jus publicum europaeum, a partire da quello piramidale di sovranità, sottoposti in modo crescente a una tensione micidiale e destinati a uscire dalla storia. In questo quadro riemergono i particolarismi, le istanze libertarie diffuse, un panfederalismo visibile o latente da decenni in tutto il mondo, fatto di differenze che non sopportano più l’irreggimentazione statale e che premono per soluzioni opposte rispetto a quelle prevalse negli ultimi secoli.
La teoria neofederale di Miglio affonda le sue radici nella sua concezione della politica basata sulla teoria della “doppia obbligazione” (politica e di “contratto-scambio”) e rovescia le basi sulle quali si fondava il Federalismo risorgimentale tradizionale, passando dalla vecchia ricerca di un foedus, di un patto politico eterno per produrre l’unità politica, alla pluralità, oltre lo Stato, sulla base del contratto, che coincide sorprendentemente con la teorizzazione libertaria contemporanea dell’arcipelago di convivenze aperte e volontarie.
Il prof. Alessandro Vitale si è laureato e ha conseguito la specializzazione post-laurea nell’Università Cattolica e il Dottorato in Relazioni Internazionali all’Università degli Studi di Milano. Insegna Analisi della Politica Estera e Politica Estera Comparata presso la Facoltà di Scienze Politiche ed è membro del Dottorato in Studi Politici. Ha insegnato nelle Università: Cattolica, Bocconi, di Cracovia, di Ekaterinburg, di Novosibirsk e ha tenuto conferenze in Università inglesi e statunitensi, fra le quali l’University of Surrey e la New York University. È stato ricercatore e respons. Osservatorio sull’Europa Centrale e Orientale dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI, Milano) e del Non Governmental Peace Strategies Project (Torino-New York-Ginevra), dir. dall’Amb. Picco (Assist. Segr. Gen. ONU, Kofi Annan). Già free lance correspondent di Radio Free Europe/Radio Liberty (Praga), ha lavorato dodici anni con Gianfranco Miglio, del quale è stato allievo, nelle ricerche condotte dallo scienziato lombardo sulla teoria federale. Ha pubblicato, tra l’altro, I Concetti del Federalismo (1995, con L. M. Bassani e W. H. Stewart), L’Unificazione impossibile (2000), El Primer Israel (Buenos Aires, 2007), La Russia postimperiale (2009), L’Europa oltre le frontiere dell’Unione (2010) e diversi lavori in Croazia, Polonia, Russia, Francia, Gran Bretagna, Svizzera, Slovenia, Argentina.